FOLIGNO: L’ENNESIMA AGGRESSIONE AL PERSONALE DEL PRONTO SOCCORSO

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Nella notte oscura della sanità italiana, Foligno si trova ad affrontare l’ennesimo episodio di violenza nei confronti del personale medico. L’incidente, risalente a domenica 3 marzo, ha visto come protagonista un uomo di 64 anni, che si è reso colpevole di minacce e aggressioni nei confronti degli infermieri del pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni Battista”.

Il motivo di tale scia di violenza? L’uomo pretendeva la somministrazione di un semplice antinfiammatorio, un bisogno legittimo in una struttura deputata al pronto intervento medico. Tuttavia, di fronte al diniego del personale sanitario presente al Triage, si è scatenata l’ira del paziente, trasformando un’istanza di assistenza in un atto di violenza.

Le minacce rivolte agli infermieri, le quali hanno gettato nell’angoscia coloro che quotidianamente dedicano le proprie energie a salvare vite umane, hanno portato al danneggiamento di una porta dell’ospedale, senza contare il terrore inflitto al personale presente e agli altri pazienti in attesa di cure.

Fortunatamente, le forze dell’ordine sono intervenute tempestivamente, identificando e denunciando il responsabile per il grave reato di minaccia. Tuttavia, questo ennesimo caso non può essere considerato un fatto isolato, bensì l’ultimo anello di una catena di violenze che sta affliggendo l’intera regione umbra, con una particolare concentrazione di episodi nel territorio di Foligno.

Dati allarmanti emergono dalle statistiche: nel solo 2023 sono state segnalate ben 150 aggressioni al personale medico nelle strutture sanitarie pubbliche umbre. Un numero sconcertante che denuncia una realtà in cui il rispetto per coloro che lavorano per garantire la nostra salute è sempre più trascurato.

È un fenomeno in crescita, che grava pesantemente sul morale e sulla sicurezza di chi ogni giorno si impegna nel difficile compito di curare i malati e rispondere alle emergenze. Il Pronto Soccorso, che dovrebbe essere un rifugio per chi cerca aiuto in situazioni di bisogno, si trasforma invece in un teatro di violenza, dove il personale medico è costretto a operare sotto minaccia costante.

Le dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, sembrano più che altro un eco vuoto di promesse vuote. Incontro dopo incontro, si promettono azioni e soluzioni, ma la situazione non migliora. È un disilluso teatrino politico, nel quale le parole si perdono nell’aria senza mai tradursi in azioni concrete.

La sicurezza dei nostri operatori sanitari è una priorità che non può più essere ignorata o procrastinata. È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, di adottare misure efficaci e di punire con fermezza coloro che osano minacciare o aggredire chi si dedica alla missione nobile e imprescindibile di salvare vite umane.

Se non sarà presa una seria e decisa azione contro questa ondata di violenza, rischiamo di trasformare i nostri ospedali in trincee, i nostri medici e infermieri in soldati inermi, esposti a un nemico invisibile che li minaccia anche nel luogo sacro del loro lavoro. È tempo di rispondere con determinazione, prima che sia troppo tardi.


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