NEL BARZELLETTISTAN – DI SARZANI LUIGI

0
139

“C’era una volta una terra allegorico-mitologica – il Barzellettistan – in cui regnava
indisturbata un Regina che, dopo tante battaglie combattute in difesa del suo
Popolo quando Ella il potere lo avversava (!) pur sotto sotto bramandolo come mai
prima avesse bramato altro, si era insediata in ogni dove della vita appena assisa
sul massimo scranno.

Ella era donna, madre e cristiana ma soffriva di orticaria acuta all’idea che nella Sua
Patria, nel senso che la considerava di sua proprietà, potessero aggirarsi soggetti di
sangue, lingua, religione e colore diverso dai Barzellettistani dei quali, al contrario,
si doveva preservare gelosamente la gens. Difendeva Dio ma non ne capiva il
messaggio, la Patria ma la confondeva col suo quartiere di origine, la famiglia
tradizionale ma ne aveva una ben differente.
La regina, sempre attorniata di saltimbanchi e cantastorie pronti a magnificarne le
gesta, amava incondizionatamente i suoi sudditi, specie quelli imparentati con lei
tanto da aver garantito ad ognuno di loro posti di assoluto rilievo a corte, e quelli
che possedevano titoli, terre e forzieri. Amava un po’ meno tutti gli altri, ma
bastava sguinzagliare i menestrelli armati di cetra e la storia cantata ai quattro
angoli del regno cambiava profondamente: erano quest’ultimi, sporchi brutti e
cattivi, che non comprendevano l’amore celestiale che si irradiava dalla Regina.

Aveva promesso un regno forte, libero e indipendente da tutto e tutti, roba da far
tremar le vene e i polsi al mondo; aveva avvertito i nemici di sempre che la pacchia
era finita, che avrebbe bloccato il mare intero con la sua flotta poderosa, che
avrebbe elargito ricchezza e, finalmente, ridato respiro ai sudditi oppressi dalle
tasse. Che poi tutto questo fosse rimasto a livello di sogno e che il regno languisse
in una avvilita decadenza poco importava. “Giustizia ed equità”, gridava. “Giustizia
ed equità”, ripetevano i pappagallini ammaestrati che svolazzavano a corte. Aveva
l’abitudine di schiamazzare non poco con voce garrula e accento fortemente
marcato, tipico della sua landa di origine, di ogni argomento dello scibile umano,
senza in realtà padroneggiarlo; era munita di scarsa cultura del dialogo e modesta attitudine al confronto con quei pochi che osavano avere un’opinione diversa dal
credo generale ma non se ne rammaricava; cedeva di sovente al richiamo del
piagnisteo, per convinzione tanto quanto per opportunità: “Son tutti contro di me”,
si doleva ad ogni pie’ sospinto. “Son tutti contro di lei”, ripetevano i pappagallini.
Perciò, non dovrà meravigliare che, per diffondere nella sua terra il suo illuminato
pensiero, avesse monopolizzato televisioni e giornali: bisognava eliminare quelle
fastidiose voci contrarie che impedivano al suo popolo – cioè quelli che la
idolatravano e solo quelli – di comprendere appieno il suo straordinario operato, la
sua incomparabile figura, il suo epico dominio.
Eppure, nel suo regno incantato, persino Lei qualche problema lo riscontrava, non
già derivante dai pochi – e fessi – oppositori, ma dai suoi più stretti amori: narrano,
infatti, le cronache che avesse un compagno donnaiolo, poco uso ad utilizzar il
cervello e molto più avvezzo a dar libero sfogo ad altre parti anatomiche e che fosse
preda di burle telefoniche di simpatici guasconi originari di una fredda e lontana
terra: la Moscovia. Poco importava a lei e al suo codazzo, in ogni caso, di essersi
ricoperta di ridicolo, di aver rivelato opinioni personali su temi scottanti a dei
perfetti sconosciuti, delle figuracce planetarie accumulate e delle critiche a pioggia
ricevute: Ella era sempre sicura, “a se stessa e agli altri amica” e “l’ombra sua non
curava”. Aveva avvisato tutti, con aria di sfida mista a tracotanza, che sarebbe
rimasta assisa sul trono sino al compimento integrale del suo disegno di governo.
Forse al regno non rimaneva altro che sperare nell’intervento salvifico di abitanti di
altri mondi”.
Il lettore avrà compreso che il racconto è frutto dell’immaginazione dell’autore e
che l’eventuale riferimento a fatti e personaggi reali è puramente casuale! Per
fortuna, viviamo in Italia, ove quanto narrato non sarebbe neanche lontanamente
immaginabile.

Ad maiora.

LUIGI SARZANI

L’Avv. Luigi Sarzani, nasce a Spoleto il giorno 11.10.1977, iscritto all’ODA di Prato. Pratica il diritto civile e penale. Da sempre persona di ampie vedute e aperta a nuovi stimoli e a coltivare nuovi orizzonti intellettuali. Appassionato di lettura, la musica, lo sport, i viaggi. Pratica regolarmente, ormai da anni, l’attività teatrale.


Facebook:https://www.facebook.com/lavocedelcentro
Instagram:https://www.instagram.com/lavocedelcentro23/