VILLA LYSIS, OBLIO, POESIA E FOLLIA, LA VITA TRAVAGLIATA DI UN NOBILE DISSOLUTO A CAPRI

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Un viaggio a Sorrento mi porta a Capri.

Cercando un punto panoramico per fotografare i Faraglioni, camminando nella natura incontaminata dell’isola, conosco una coppia di coniugi, che inizia a parlarmi delle meraviglie dell’isola.

Insistono poi a portarmi a vedere Villa Lysis, espressione dell’oblio, della poesia e della follia vissuta in quel luogo.

Il loro invito mi intriga e li lascio narrare e condurmi in questo posto idilliaco, da cui vengo catturata, anzi rapita da una serie di emozioni, che si percepiscono arrivando in quel luogo.

Vengo anche turbata e commossa dal fatto che nella storia tutto quello che sta al di fuori degli stereotipi delle credenze comuni venga discriminato a tal punto da condurre alla follia.

Villa Lysis viene costruita nel 1904 da Jacques d’Adelswärd Fersen, nobile parigino che sceglie Capri per il suo esilio volontario, di cui necessitava in quanto travolto da scandali, che lo obbligarono a lasciare il suo paese.

Villa Lysis è legata alla storia stessa del Conte Fersen.

Dista dalla Piazzetta 45 minuti a piedi, la passeggiata è tutta in salita… meta non comoda da raggiungere e isolata dalla mondanità

Elegante, eccentrica, lussuosa, riservata, sfarzosa e soprattutto un intimo rifugio, dove un dandy francese, che aveva voltato le spalle al mondo, poteva vivere felicemente la sua storia d’amore con il giovane romano Nino Cesarini, fino alla fine prematura dei suoi giorni.

Il conte Fersen era attratto dall’alone di mistero e ammirazione, che lo avrebbe avvolto una volta costruita la villa dei suoi sogni.

Villa Lysis divenne poi il ritrovo di artisti, intellettuali, poeti, scrittori che arrivavano a Capri agli inizi del Novecento.

Capri da sempre è un luogo fuori dal tempo, che emoziona proprio per la sua natura antica e mitologica.

L’isola di Capri è conosciuta per gli incantevoli panorami e le atmosfere idilliache e per gli straordinari personaggi che l’hanno visitata e adorata.

Il Conte Fersen, nato a Parigi nel 1880, personaggio molto discusso all’inizio del Novecento a causa degli scandali a sfondo sessuale, era un poeta, che ricercava un ideale di purezza perfetta.

A 22 anni diventa erede dell’industria dell’acciaio di Longwy-Briey e questo lo fa diventare un ambito personaggio dalle famiglie, che avevano una figlia da sposare.

Ma egli predilige la compagnia di ragazzi minorenni, con cui organizza festini di dubbia natura.

Nel 1903 viene accusato per una delle sue famose “messe nere”, condannato a 6 mesi di reclusione, una multa e alla sospensione dei diritti civili.

Esce da tutto questo in modo abbastanza pulito, perché ai festini erano presenti personaggi dell’alta società parigina, che avevano interesse a mettere tacere tutto in fretta.

Parigi non era luogo dove restare, e seguendo le proprie inclinazioni Fersen inizia a girare il mondo m, per poi approdare a Capri.

Viene accolto dagli abitanti dell’isola in modo accogliente.

Fersen decide di stabilirsi sull’isola e di costruire una villa sontuosa, a strapiombo sul mare, e affida i lavori all’architetto francese Eduard Chimot.

Ma ben presto la società caprese capisce i suoi gusti e lo emargina.

Fersen si rifugia nella villa, prima denominata La Gloriette e poi Villa Lysis, ispirandosi al dialogo platonico Liside, dedicato al tema dell’amicizia e secondo i canoni contemporanei all’omosessualità.

Fersen è sempre più angosciato e dipendente dall’oppio.

La sua eccentricità, oltre a ridicolizzarlo, gli provoca l’espulsione dall’isola.

Dopo varie vicissitudini dovute alla guerra, torna a Capri nel 1913, ma l’amore di Nino si è spento, Fersen si sente perso, logorato dall’uso di droghe m, ma nonostante tutto riprende le sue abitudini: conosce un nuovo giovane, Corrado Annicelli, con cui inizia a viaggiare, lo porta con sé a Capri. Nino osserva tutto con amorevole distacco.

La sera del 5 novembre si ritira, come di consueto, nella camera cinese della villa, ma non rivedrà il mattino, morendo per un’overdose di cocaina.

Nino, unico erede, viene accusato della morte del Conte dalla sorella Germaine, e per evitare ulteriori complicazioni le vende la villa e torna a Roma.

Sull’architrave dell’ingresso resta inciso il motto «Amori et dolori sacrum.» Cala il sipario su Villa Lysis, la villa perfetta che diventò la tomba del Conte.

FRANCESCA MALAGOLI